Pensioni anticipate 2021

Il continuo confronto con la segreteria
CIU consente alla CONFIL di condividere un tema molto caro ai lavoratori: il
futuro delle pensioni anticipate per il 2021.

L’argomento riforma pensioni post quota 100 resta il più discusso
sui social, i lavoratori stanno cercando di comprendere, seguendo da vicino
anche gli esiti degli incontri tra Governo e sindacati, quali potrebbero essere
le misure che sostituiranno, a naturale scadenza nel 2021, l’attuale misura
vigente, affinché non torni in auge solo la riforma
Fornero
. Mai realmente abolita e dunque il famoso ‘scalone’ dei 5 anni, che porterebbe l’uscita
per accedere alla pensione dagli attuali 62 anni ai 67. Le richieste delle varie categorie sono diverse: I precoci, dal
canto loro, confidano nella quota 41 indipendentemente dall’età
anagrafica
, mentre le donne sperano nella proroga dell’opzione
donna fino al 2023 e nel riconoscimento dei lavori di cura 
anche ai fini
previdenziali, altri ancora confidano il sistema possa divenire maggiormente flessibile, ossia che venga
concessa la possibilità di uscire anticipatamente dal mondo del lavoro,
fissando un minimo contributivo più basso rispetto ai 38 anni della quota
100, con 62/63 anni d’etàLa quota 100 é stata certamente una possibilità per alcuni ma ha tagliato fuori molte categorie come le donne e
quanti hanno avuto lavori discontinui
 che difficilmente raggiungeranno i
38 anni richiesti. Abbiamo deciso di confrontarci con l’Onorevole Cesare Damiano, già ministro del
Lavoro e consigliere di amministrazione Inail, per comprendere quali, a suo avviso, potrebbero essere le misure prioritarie da mettere in
atto per dare vita ad una riforma pensioni maggiormente equa e flessibile.

Riforma pensioni 2021, l’intervista a Cesare Damiano

Pensionipertutti:
Gentile Onorevole
, la tematica della previdenza resta sembre al centro del dibattito
pubblico, vi é grande fermento, sui social, tra i lavoratori che si domandano
sempre più frequentemente cosa
avverrà post quota 100
. Sappiamo che nei giorni scorsi si é tenuto un
interessante convegno dal titolo ‘La
previdenza come strumento di prevenzione’,
 mai titolo
poteva essere, a nostro avviso, più mirato. Dato che lo scopo della pensione dovrebbe proprio
essere quello di permettere una vita dignitosa
 alle persone
quando si ritirano dal lavoro. Può
dirci a suo avviso
, pensando ad una futura riforma pensioni, quali provvedimenti dovrebbero vedere la luce per
primi,
 al fine di garantire, dato anche il contesto pandemico in atto, una maggiore flessibilità in uscita per le categorie
più fragili, che più di tutte stanno accusando gli effetti del virus?

Cesare
Damiano
: Come ben sa l’ultima modifica al sistema pensionistico è stata quella che
ha introdotto Quota 100 (almeno 62 anni
di età e 38 di contributi). Si è trattato, però, di un intervento congiunturale di durata triennale, di una
“finestra” pensionistica 
piuttosto che di una Quota. Questa misura scade come previsto il 31 dicembre
2021. 
L’età pensionabile non è mai stata modificata ed è ancora a 67 anni, fatta
la debita eccezione per chi potrà
applicare la normativa dei lavori usuranti e dell’APE sociale
. Ci auguriamo che dal
confronto tra Governo e sindacati emerga finalmente una proposta di flessibilità strutturale. Si tratta di
partire, a nostro avviso, da chi
svolge lavori usuranti, gravosi ed esposti (al rischio pandemie) e dai
disoccupati, che rappresentano platee di lavoratori particolarmente fragili
. La nostra proposta è
quella di allargare la platea dell’APE sociale per garantire a
questi lavoratori un’uscita flessibile a
partire dai 63 ann
i, con un numero di anni di contributi compreso tra i 30 e i 36. Mentre per questa platea non
si devono prevedere penalizzazioni,
 per tutti gli altri lavoratori si
può immaginare una riduzione sulla quota retributiva del 2%
per ogni anno di anticipo
 (proposta di legge 857 del 2013 di Damiano,
Gnecchi, Baretta).

Pensioni anticipate 2021, cosa identifica un mestiere come ‘gravoso’?

Pensionipertutti: Tanti lavoratori ci
hanno scritto, commentando l’avvio della Commissione istituzionale che avrà il
compito di mettere il focus sulle mansioni
gravose identificandone altre rispetto alle attuali
, chiedendoci chi deciderà se un lavoro é più usurante di un altro e
soprattutto con quali criteri una professione potrà essere inserita nell’elenco
, mentre un’altra
potrebbe restare nuovamente fuori? In tanti
si domandano, ma dopo tanti anni, 40/41 ogni lavoro non diviene di per sé
usurante? 
Che contributo potrebbe dare l’INAIL con il
suo ufficio statistico?

Cesare
Damiano
Effettivamente le rimostranze hanno un
certo fondamento
, ed é per questo che i dati Inail
potrebbero davvero essere molto indicativi in tal senso per non commettere
errori. 
I dati avranno proprio il compito di individuare
le mansioni più colpite dal Coronavirus con il maggior dettaglio possibile
, con la relativa
indicazione dell’età media per ciascuna figura professionale. Su questa base si
può proporre al Governo e al Parlamento, insieme all’INPS, una misura di allargamento della platea dei fruitori
dell’APE sociale che sia fondata su dati statistici oggettivi 
e che costituisca il
fondamento di una riforma che faccia diventare strutturale il criterio della
flessibilità. In questo modo si può consolidare un principio: quello di utilizzare la previdenza come strumento di
prevenzione, favorendo l’uscita flessibile dal lavoro alle categorie più
esposte.

Pensioni anticipate, quali misure all’interno di una riforma più generale?

Pensionipertutti: L’individuazione
delle mansioni gravose é certamente un aspetto importante che potrebbe tutelare,
come lei diceva, le categorie più esposte
al coronavirus
, ma a suo avviso quali misure
potrebbero inserirsi all’interno di una riforma pensionistica più generale,
 che possa tenere
in conto anche che il progressivo passaggio
dal retributivo a contributivo potrebbe danneggiare non solo le categorie più
deboli ma anche i giovani?

Cesare
Damiano: 
Lei ha ragione ed ha centrato il punto, La misura di flessibilità si inscrive in effetti in
una riforma più generale che, nel progressivo passaggio dal sistema retributivo
a quello contributivo, preveda una pensione di garanzia per i giovani 
che contempli una
continuità nella erogazione dei contributi previdenziali a
fronte della discontinuità del lavoro, oltre ai noti problemi relativi a
precoci, Opzione Donna e ultimi esodati.