La pandemia, come risaputo, si è abbattuta anche sul settore alberghiero-ricettivo e ristorativo. Secondo l’Osservatorio Inps sul precariato, nel 2020, sono andati persi 493mila contratti a termine. A pesare è stato soprattutto il calo degli occupati nei settori del commercio, dell’alloggio e della ristorazione (-371.000), mentre le cessazioni dei rapporti stagionali e dei contratti intermittenti sono state oltre 200mila. Un disastro annunciato!
Con la riapertura dei ristoranti, delle pizzerie, dei lidi balneari, fioccano le offerte di lavoro ma molti titolari lamentano di non riuscire a trovare personale. Il lavoro in cucina o in sala è spesso non tutelato, poco protetto e mal retribuito. Troppo spesso, a fronte di un contratto part time, vengono richieste ore infinite non pagate; la busta paga spesso un optional, il lavoro richiesto duro, su turni lunghissimi e senza tutele.
Con il reddito di cittadinanza, “pensato” bene e messo in pratica malissimo, il problema si aggrava soprattutto al Sud.
Insomma i fornelli si sono riaccesi, i tavoli hanno ricominciato ad accogliere ma il ritorno alla normalità è ancora un miraggio.
All’orizzonte si intravedono poche luci e con il Coronavirus non ancora sconfitto, pesa anche l’incertezza di quanto potrà accadere nei prossimi mesi e, in particolar modo, a partire dall’autunno.
Non è rialzando la saracinesca che tutto torna come prima, non c’è più niente, ora bisogna ricominciare completamente daccapo.
Domenico Pellegrini