RIFLESSIONI PENSIONISTICHE CON LE ELEZIONI POLITICHE ALLE PORTE

Fine estate, tempo di riflessioni, tempo di campagna elettorale e nuove elezioni. La conclusione dell’esperienza annuale (2022) di Quota 102 si avvicina a grandi passi. Tutti i partiti, in varie misure, da quel che si legge sulle varie testate giornalistiche, negli interventi, nei talk show, nei programmi elettorali, in vista del voto del 25 settembre  2022, promettono di adottare, dal 2023, misure maggiori circa le flessibilità in uscita in ambito pensioni. Si parla, per esempio, di Quota 41, ovvero la possibilità di accedere alla pensione alla maturazione di 41 anni di contributi (ovviamente con vari punti/regole da rispettare) a prescindere dall’età anagrafica.  La CONFIL apprezzerebbe quasi sicuramente questa soluzione ma è cauta nell’esprimersi. Trattasi sempre di ipotesi!  Una cosa è certa: un ritorno, in versione integrale, ai requisiti di pensionamento, fissati dal Governo Monti, è impensabile. Ovviamente c’è un ostacolo a tutti questi bei propositi di flessibilità che si tratti di Quota 41 o altro. L’ostacolo, non da poco, è l’impatto di queste misure sui conti previdenziali, da sempre, sotto l’attenta osservazione di Bruxelles. Tra l’altro, nel dossier (ragioneria generale dello Stato) sulle tendenze di medio-lungo periodo del sistema pensionistico, si “legge”, si deduce, che “smontare “la Legge Fornero metterebbe a rischio gran parte della riduzione del peso delle uscite pensionistiche ovviamente sul Pil. Infatti sia con Quota 100 che con Quota 102 si è avuto un ampliamento della spesa. A farne le spese sempre i lavoratori prossimi (si fa per dire) al collocamento al riposo, non più in grado di aspettare la benedetta pensione.

DURANTE ANNA MARIA CRISTINA

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