Passiamo in rassegna la situazione italiana Covid 19 in Italia. L’Italia fa parte di quei Paesi membri dell’Unione Europea che riconoscono il contagio da Covid 19, come un infortunio sul lavoro ad infermieri, medici, et similari. Si prevede infatti che, nei casi di accertata infezione da Covid19, in occasione di lavoro, il medico rediga il consueto certificato di infortunio inviandolotelematicamente all’INAIL che assicura, ai sensi delle vigenti disposizioni, la relativatutela dell’infortunato.
Nell’accordo europeo, il Documento definisce le azioni chiave dell’UE per migliorare la salute e la sicurezza dei lavoratori negli anni a venire. Tra gli obiettivi fondamentali, figura proprio quello di incrementare le misure di contrasto contro potenziali crisi sanitarie future, compreso un rafforzamento del sostegno, ai lavoratori, durante eventuali future ondate da Covid 19 con annesse varianti. Sull’accordo UE è di rilievo riportare il commento del Presidente ENPAM ( Ente Nazionale di Previdenza ed Assistenza dei Medici e degli Odontoiatri), il dott. Oliveti. Si tratta, ha affermato Oliveti, di (…)“un’importante presa di posizione soprattutto nei confronti di medici e odontoiatri” in quanto “conferma quello che noi abbiamo sostenuto fin dall’inizio della pandemia, quando i primi nostri colleghi sono purtroppo caduti nel vano sforzo di contrastare il dilagare del Covid 19”. La decisione dell’Unione Europea, continua Oliveti, apre “la strada a un riconoscimento della malattia professionale a tutti i camici bianchi e dovrebbe spingere lo Stato, come da noi auspicato, a riconoscere a tutti i camici bianchi morti o che hanno subito oltre l’infortunio, postumi/danni post covid 19 che saranno purtroppo maggiormente riscontrabili negli anni successivi. Quali dovrebbero essere a questo punto le prossime tappe perché tale virus rientri, a pieno titolo, come malattia professionale alla luce di quanto scritto? L’obiettivo dichiarato è che i singoli Paesi adeguino le rispettive legislazioninazionali conformemente alla raccomandazione aggiornata. Per l’Italia (e gli altri Stati membri) a questo punto non resta che accogliere la raccomandazione europea e riconoscere il Covid 19 come malattia professionale.
Cosa cambierebbe per i lavoratori? Inserire il virus Covid 19 nell’elenco delle patologie che si sviluppano sul luogo di lavoro comporterà, per i lavoratori dei settori pertinenti che hanno contratto la malattia, l’accesso alle tutele di tipo normativo (come la conservazione del posto di lavoro) nonché alle prestazioni sanitarie (cure mediche e chirurgiche, etc etc) ed economiche (ad esempio l’erogazione di un indennizzo) garantite dall’assicurazione INAIL.
La normativa italiana individua infatti un elenco tassativo di malattie che godono di una presunzione legale circa la loro origine professionale. Si parla in tal caso di malattie tabellate. In queste ipotesi, il lavoratore deve limitarsi a provare: uno) lo svolgimento di mansioni rientranti nell’ambito delle lavorazioni tabellate; due) l’esistenza della malattia prevista in elenco. A questo punto non resta che attendere una modifica all’elenco delle malattie, alla luce degli orientamenti comunitari sul virus Covid 19.
DURANTE ANNA MARIA CRISTINA