Non è di poca rilevanza notare che, nel nostro sistema manca un raccordo con la produttività e l’interesse per lo sviluppo delle carriere individuali. I nostri contratti, vecchi di decenni, concetto ribadito all’infinito, non prevedono uno sviluppo delle carriere e delle situazioni fisiche dei soggetti lavoratori : solo richieste di prepensionamento, a volte con requisiti che prevedono “ incastri perfetti al millimetro”; richieste ancora poche perché il nostro sistema pensionistico vacilla e nella grande stanza dei bottoni non vi è nulla di nuovo o proficuo all’orizzonte , ed intanto gli over 65 continuano ad andare sui ponteggi o guidare macchine rischiose per l’età con risultati che sono all’ordine del giorno e che vediamo quasi continuamente : le famose morti bianche ed infortuni crescenti . Gli eccessivi vincoli ed il quasi totale disinteresse per i percorsi formativi in linea con le nuove esigenze del mercato del lavoro, creano ulteriori non equilibri ed un mancato sviluppo dell’occupazione che ci vede in retroguardia nelle classifiche Eurostat. Per intenderci l’Eurostat è l’ufficio, a Lussemburgo dell’Unione Europea, responsabile, tra le tante cose, della pubblicazione di statistiche e di indicatori di qualità, a livello europeo, con la finalità di consentire confronti fruttuosi fra Paesi UE. Orbene, l’Eurostat ci vede ultimi con oltre 10 punti di ritardo sulla media UE ed i primi per i Neet. Per intenderci il Neet è una sigla. Per essere più precisi, un indicatore finalizzato ad indicare, individuare, la quota della popolazione di una certa età (il più conosciuto indica la parte della popolazione di età compresa tra i 15 ed i 29 anni) che non è, né occupata, né inserita, in un percorso di istruzione e formazione. A farne le spese soprattutto le donne! Si pensi che nel 2021 (dati Istat/classifiche Eurostat) sono stati circa 2 milioni i neet in Italia. Ragazzi e ragazze che non studiano, non lavorano, non seguono formazione, corsi didattici, etc. Fenomeno allarmante che interessa il 24% dei giovani (anno 2021 dati Istat). In particolare, accade, in Italia, che molti giovani, all’uscita dal sistema -formazione, si trovino carenti di competenze ed esperienze richieste dalle aziende in vista di assunzioni. Le aziende, di contro, fanno un po’ come gli pare: alcune aziende corsi di affiancamento e formazione, altre no; preferiscono assumere chi ha una o più esperienze pregresse nel campo. A conclusione di tutto ciò che è stato scritto, proporrei, caro lettore, una “bella “, ampia, proficua, costruttiva, profonda riflessione, su chi, negli ultimi trent’anni, ha gestito la contrattazione collettiva. Tanti contratti, ed un salario che dovrebbe essere un atto di grande CIVILTA’
(tante volte ribadito dalla CONFEDERAZIONE ITALIANA LAVORATI) che fa il passo del gambero! (Fine)
DURANTE ANNA MARIA CRISTINA