Come andare in pensione prima con la “pace contributiva”?

Torna la possibilità di riscattare i periodi di “buco”, ma solo per i lavoratori che ricadono nel sistema “contributivo puro”. L’importo sarà rateizzabile in 10 anni. Cosa prevede la misura?

Nella Legge di Bilancio è stata inserita una norma, già in vigore nel periodo tra il 2019 e il 2021, che permette di riscattare ai fini pensionistici i periodi non lavorati per un massimo di cinque anni. La misura, introdotta in via sperimentale per il biennio 2024-25, è rivolta ai lavoratori che ricadono nel sistema contributivo puro (ovvero hanno iniziato a versare nel 1996), mentre vengono esclusi coloro che ricadono nel sistema misto e in quello retributivo. 

Con la pace contributiva si potranno coprire i periodi in cui il lavoratore non ha maturato i contributi (ad esempio per aspettativa o interruzioni tra un’occupazione e l’altra) mentre per il riscatto della laurea esiste giù una misura ad hoc che può andare anche di pari passo con la nuova misura inserita in manovra.

I periodi di “non lavoro” non devono essere già coperti da contribuzione figurativa (ad esempio nei casi di maternità o disoccupazione), devono essere compresi tra il 1° gennaio del 1996 e il 31 dicembre del 2023 e non devono essere per forza continuativi. Grazie al riscatto dei periodi contributivi “mancanti” si potranno incrementare gli anni di contribuzione (e dunque sarà possibile andare in pensione prima) ma si potrà al contempo aumentare il proprio assegno previdenziale. La cattiva notizia, benché scontata, è che bisognerà pagare. Quanto? Per calcolare il costo bisogna tenere presenti le aliquote di riferimento vigenti nella gestione previdenziale in cui opera il riscatto. Queste sono: lavoratori dipendenti: 33%; lavoratori autonomi: 24%; Gestione Separata Inps: 25,72%. In sostanza, è sufficiente applicare le aliquote alla media del reddito imponibile dei 12 mesi antecedenti la richiesta. Il risultato va poi moltiplicato per gli anni che si vogliono riscattare. L’importo può essere però rateizzato in 120 rate mensili senza interessi e il versamento dà diritto dà diritto alla detrazione fiscale del 50%, ammortizzabile in 5 anni con rate di pari importo. La legge prevede però che, nel caso in cui i contributi da riscatto debbano essere utilizzati per la immediata liquidazione della pensione, non venga prevista la rateizzazione. Per valutare costi e benefici del riscatto è sempre consigliabile rivolgersi ad esperti del settore previdenziale.

Durante A. M. Cristina