RIFLESSIONI MORTI SUL LAVORO

…un boato simil terremoto, poi una nuvola bianca ed operai che correvano in direzione del crollo

 La CONF.I.L. si associa alla gravissima tragedia avvenuta pochi giorni fa, nei pressi di Firenze, dove un pilone di cemento, crollando, ha travolto operai a lavoro. Esprime dolore e cordoglio per le vittime e invita ad una riflessione.

 Quella della sicurezza sul lavoro è una emergenza vera. L’Italia non può essere e non deve essere un Paese dove si muore di lavoro, sul posto di lavoro.  Nel costo del lavoro ci sono in primis la sicurezza, i controlli, un buono stipendio, una direzione efficace, la formazione, la “cultura “del lavoro.  Ora, nel consueto coro delle dichiarazioni ed impegni solenni che seguono eventi simili, strage di Brandizzo, esplosione alla Sabino Esplodenti di Casalbordino, Chieti, solo per citarne due, parafrasando il Sommo “lunghe promesse dall’attender corto”, qualche voce ha riproposto (se ne parlava un po’ di tempo fa) l’introduzione di un reato: omicidio sul lavoro.  Pene più severe non sono uno strumento preventivo super efficace, o meglio lo sono nel medio-lungo raggio; una sanzione in più o in meno potrà sicuramente “soddisfare” l’opinione pubblica o i parenti delle povere vittime ma ha i suoi tempi biblici e non risolverebbe il problema alla radice. In buona sostanza, gli infortuni soprattutto quelli mortali continuano a ripetersi sempre con le medesime modalità: gli operai cadono dai ponteggi, dai tetti; investiti da treni, da macchine operatrici, muletti; stritolati da macchinari, asfissiati in qualche cisterna; folgorati da cavi, perché manca la sicurezza, la protezione, comportamenti errati e/o spiegati in maniera approssimativa, e soprattutto tempi/ ritmi lavorativi sempre più stringati. Non siamo macchine, siamo esseri umani.  Morire sul lavoro è semplicemente inaccettabile!

Durante A. M. Cristina