Chi lavora a scuola è sottoposto a stress e rischi infortuni, numeri in aumento
Lavorare a scuola stanca molto. È di poche settimane fa l’allarme lanciato dall’OCSE che ha registrato numeri in aumento di docenti vittime di burnout. Da ricerche e statistiche recentissime, risulta che, nell’ultimo decennio, tra gli insegnanti si sono registrati più di 100 suicidi, con prevalenza al Sud e tra i 50enni. Inoltre, il lavoro a scuola si dimostra anche “pericoloso”, lo conferma anche l’Inail, che ha pubblicato in questi giorni, il “Dossier donne 2024”, focus sull’andamento al femminile di infortuni sul lavoro e malattie professionali, elaborato dalla Consulenza statistica dell’Istituto, in base ai dati (provvisori) del biennio 2022-2023 ed a quelli consolidati del quinquennio 2018-2022. Per quanto riguarda gli infortuni nelle scuole, nel dossier si evidenzia che con l’uscita dall’emergenza sanitaria da Covid e la drastica riduzione della didattica a distanza, il numero delle denunce di infortunio in ambito scolastico ha ripreso a salire: nel 2022 sono stati denunciati oltre 19.000 infortuni occorsi ad insegnanti delle scuole pubbliche e private. Il dato non sorprende, vista l’alta presenza delle donne docenti.
Riguardo alla violenza sulle donne, che nella scuola sono l’82%, nel dossier si sottolinea che le lavoratrici vittime di aggressioni o violenze (per esempio nella sanità da parte di pazienti o dei loro familiari nei confronti di operatori sanitari, o da studenti o parenti nei confronti degli insegnanti) rappresentano nel 2022 il 2,6% di tutti gli infortuni femminili avvenuti in occasione di lavoro, riconosciuti dall’Inail. Tra queste, oltre il 44% svolge professioni sanitarie e assistenziali. Seguono specialiste dell’educazione e della formazione (6,1%), insegnanti di scuola primaria (5,1%) e impiegate postali (4,7%.). Non è più possibile far finta di nulla di fronte a un burnout sempre più prevalente.
Lavorare a scuola, tra tensioni, stress, aggressioni sempre più all’ordine del giorno, rischi di infortuni crescenti, porta a riflessioni profonde e chiama ad un tavolo di confronto con le istituzioni. La CONFIL e CONFIL-FILPI auspicano che tutto ciò avvenga quanto prima.
Quella del malessere psicologico di chi lavora a scuola è una condizione che ha origine anche nel precariato protratto per anni e anni, negli stipendi bassi soprattutto rispetto alla media europea, senza indennità come assegnate in altri comparti di lavoro, nella mancata possibilità di passaggi professionali o di avanzamento di carriera come avviene in altri settori pubblici e privati; nei pochi scatti di bassa rilevanza economica; negli ambienti lavorativi di edilizia scolastica, ahimè non adeguati se non addirittura fatiscenti; nelle scarne motivazioni che fanno dell’insegnamento una professione sempre più difficile e mal riconosciuta.
Durante A. M. Cristina