L’autunno sta confondendo il quadro sulla previdenza

L’autunno anziché portare chiarezza sta confondendo ancora di più il quadro sulla Previdenza. Questo emerge a seguito delle molte e diverse    dichiarazioni, da parte della politica, sull’argomento pensioni.

Molti lavoratori, dopo aver criticato la rigidità della Legge Fornero, ora la difendono perché temono un peggioramento dei requisiti per accedere al pensionamento.

Alla vigilia di ogni Legge di Bilancio, girano le più disparate proposte. Facciamo qualche esempio: i famosi “41 per tutti” (41 anni di contributi indipendentemente dall’età anagrafica per accedere al pensionamento) ma con una sostanziale differenza, il passaggio (calcolo) interamente   contributivo che determinerebbe un taglio dell’assegno di circa il 20/25% (la penalità, tuttavia, non è fissa, dipende dalla carriera dell’assicurato). Un’altra proposta, attribuita al CNEL, vorrebbe il superamento del sistema quote (100, 102, 103) per offrire maggiore flessibilità a partire dai 64 anni sino ai 72 anni. Per ogni anno di anticipo rispetto all’età della vecchiaia (67 anni), ci sarebbe una penalizzazione del 3% sulla parte retributiva dell’assegno; per ogni anno di “ritardo” del pensionamento, sarebbe corrisposto, invece, un incentivo fino al limite massimo dei 72 anni. Ci sarebbe, sempre tra le più disparate proposte, un aumento di contribuzione minima per la pensione di vecchiaia: da 20 a 25 anni. Per l’uscita anticipata verrebbe imposta la condizione di poter vantare un assegno pensionistico di almeno una volta e mezza il trattamento minimo (circa 800 euro).

Con molte probabilità, invece, l’intervento sulla Previdenza sarà molto più soft. Si prospetta, infatti, una proroga dell’attuale Quota 103 (62 anni e 41 anni di contributi) con il mantenimento del calcolo interamente contributivo ed il tetto massimo all’importo lordo del trattamento (4 volte il T.M.) unitamente ad una nuova proroga dell’Ape Sociale (63 anni e 5 mesi) e di Opzione Donna (nella versione molto ristretta, quella attuale, secondo la normativa vigente). L’Esecutivo potrebbe ricorrere al meccanismo di differire l’erogazione del primo rateo pensionistico, cioè allungare ulteriormente le finestre mobili. Il Governo potrebbe poi rilanciare le adesioni alla previdenza complementare soprattutto per i lavoratori più giovani. La Ministra del Lavoro ha proposto al riguardo un nuovo semestre di silenzio/assenso per il versamento del tfr nei fondi pensione. Allo studio del Ministro della Pubblica Amministrazione anche la reintroduzione del trattenimento in servizio per i dipendenti pubblici. Su base volontaria le amministrazioni potrebbero trattenere sino al 10% della forza lavoro sino all’età di 70 anni.

Durante A. M. Cristina