Contributi, come cambiano le sanzioni
L’Inps ha introdotto sanzioni ridotte e un programma di adeguamento volontario per le imprese e i lavoratori autonomi in difficoltà con i contributi previdenziali, a partire dal 1° settembre 2024.
Chi rettifica volontariamente i contributi mancati entro 120 giorni può beneficiare di una sanzione ridotta pari all’aliquota BCE (3,65%) senza la consueta maggiorazione del 5,5%.
Se il pagamento viene effettuato dopo una diffida, le sanzioni possono essere ridotte del 50% e tali riduzioni si applicano anche se i pagamenti vengono effettuati a rate.
Le modifiche legislative mirano ad alleggerire gli oneri per imprenditori e lavoratori autonomi, agevolando la regolarizzazione dei contributi omessi o evasi.
Le sanzioni vengono modulate in base alle tempistiche di pagamento, rendendo più semplice e vantaggiosa la regolarizzazione dei contributi presso gli enti previdenziali come Inps e Inail.
In caso di omissione contributiva, se i versamenti vengono effettuati volontariamente entro 120 giorni, la sanzione è limitata all’aliquota BCE, non superiore al 40% dei contributi non versati.
In caso di evasione contributiva, se segnalata volontariamente entro 12 mesi, le sanzioni sono considerate omissioni con un’aliquota di sanzione pari all’ECB più il 5,5% se il pagamento avviene entro 30 giorni.
Una nuova disposizione prevede una sanzione più elevata della BCE, maggiorata del 7,5%, se i pagamenti vengono effettuati entro 90 giorni dalla segnalazione dell’evasione.
L’opzione di pagamento rateale prevede sanzioni ridotte, ma richiede il pagamento puntuale della prima rata; in caso contrario, si applicano le sanzioni intere.
Un nuovo sconto “sprint” offre una riduzione del 50% della penale per i debiti identificati tramite ispezioni se pagati per intero entro 30 giorni dalla notifica.
Gli interessi maturano sui contributi non versati una volta raggiunti i limiti massimi della sanzione civile fino al pagamento completo.
Dal 1° settembre 2024 sono abolite le sanzioni per i ritardi di pagamento dovuti a incertezze legali o amministrative; sono dovuti solo gli interessi legali.
Una procedura di “compliance” consente ai contribuenti di richiedere dati all’Inps per negoziare la regolarizzazione di anomalie o errori, con applicazione di sanzioni ridotte in base agli esiti della conformità.
L’Inps può effettuare verifiche documentali utilizzando dati provenienti dalle proprie banche dati o da quelle dell’Agenzia delle Entrate, dando origine a notifiche o accertamenti condivisi.
L’Inps ha la facoltà di richiedere documenti e informazioni ai contribuenti o a soggetti collegati nell’ambito delle sue avanzate capacità di controllo.
Maria Pia Iurlaro